Sorelle, cugine, madre e figlia… Chioggia e Venezia si guardano e si cercano da sempre, legate ancestralmente dal medesimo DNA: il mare e la laguna. Il legame vitale tra Chioggia e Venezia quest’anno vivrà un nuovo e rinnovato momento in occasione della Marciliana – ovvero quelle giornate in cui Chioggia torna alla sua veste medioevale e si fa vivere e vedere con la ricchezza di quel mondo: giostre, sagre, teatro all’aperto… e molto altro. Per una barca armata al terzo, arrivare a Chioggia non è un fatto indifferente: da Chioggia deriva infatti larga parte della forza e dello splendore della attuale marineria al terzo che popola la laguna. E’ dunque con gioia e riconoscenza che le barche della Vela al Terzo lagunare giungeranno nei lidi da cui tutto nacque e in occasione della Marciliana compiranno una veleggiata dimostrativa nello scrigno nascosto tra Chioggia e Sottomarina: la Laguna del Lusenzo. Dopo aver compiuto il viaggio di 13 miglia che separa le due città, la flotta compirà delle evoluzioni in un percorso pensato per rendere possibile la navigazione sui bassi fondali della Laguna, tra serragge (che a Chioggia si chiamano cogoi), bricole, corrente e vento! Sarà uno spettacolo indimenticabile, un viaggio alle origini della Vela al Terzo.
Si è appena conclusa una intensa
settimana nella vita di AVT, cominciata con il ricordo di Giorgio, vissuto come
piaceva a lui: barche al lai, in piena città, nel posto più bello del mondo – il
Canal Grande – a godersi la vita, con il fresco della sera, il piacere della
compagnia, della chiacchiera, del cibo e del vino. Barche portatrici di una
cultura di vita condivisa, conviviali, strumento vivo della città.
Il venerdì si sono poi svolti i due
appuntamenti programmati, in una serata tipicamente AVT, iniziata parlando
della Regata croata di Rovigno, dove AVT è da sempre di casa, per poi
proseguire con una interessantissima discussione sulla scuffia: cosa fare
concretamente quando ci si trova davanti ad una barca scuffiata o se si è noi
stessi nella spiacevole situazione della barca scuffiata – magari quando si è
anche da soli in barca…. Che fare? Come svuotare la barca? Come trainare una
barca carica d’acqua senza fare danni? Il
dibattito ha suggerito passi precisi da seguire, che aiuteranno il malcapitato
a gestire la situazione. Ne daremo risalto in un apposito inserto breve e
agevole. Ve specificato che occuparsi di
questo tema non vuol dire affatto raccontare una vela al terzo estrema, da supereroi
della sopravvivenza, ma al contrario vuol dire avere la percezione che noi
siamo naviganti, dunque dobbiamo sapere come ci si muove in casi a dir poco
scomodi, se non in realtà estremamente difficili (è noto che la scuffia può
avvenire in qualunque momento, ma certamente è ben più probabile in condizioni
meteo avverse, con tutto quel che ne consegue; la risposta delle diverse
autorità lagunari ci ha inoltre fatto capire che è necessario essere capaci di
risolvere da soli i nostri problemi…). Ecco che in tutti questi casi si rivela
prezioso il momento in cui qualcuno ha insegnato la propria esperienza agli
altri, dicendo quelle parole magiche: “fai così…”
Dopo la scuola vela del sabato,
svoltasi nello specchio d’acqua tra San Servolo e Poveglia, si è arrivati alla
domenica di regata, nello specifico la Regata dei Lazzaretti. Una regata nuova,
dunque tutta da studiare. Il compito di individuare un nuovo campo di regata non
è stato facile, perché, ahinoi, dobbiamo dolorosamente prendere atto che tra
fondali troppo bassi e traffico acqueo decisamente eccessivo (e fuori
controllo), la laguna sembra rimpicciolirsi per le nostre splendide barche. Alla
fine la scelta del percorso è stata condizionata dal numeroso numero di barche
iscritte e dalle condizioni del vento e della marea previste per domenica – e si
è scelto di regatare nello spazio acqueo prospicente la base nautica AVT, tra
Murano, San Michele e l’Arsenale, un sora secca tanto di casa quanto ampio e
ricco di punti non facili da dover gestire. Ed infatti la regata ha restituito
tutte queste premesse: le boe sono state posizionate al meglio del possibile (rispetto
allo spazio dato), riuscendo a far compiere ai regatanti ogni diversa andatura.
Anche le distanze da coprire alla fine sono risultate giuste, e così i due giri
di percorso sono stati compiuti in un intervallo compreso tra un’ora e venti (circa)
e le due ore (circa). La marea molto forte era una variante in gioco da dover
saper gestire, così come la mutevole direzione del vento quando si naviga a
ridosso di un ostacolo (che in questo caso era un’intera città-isola). Aggiungiamo
le alghe di diversa foggia e misura disseminate in diversi punti del tracciato,
i fondali a volte più o meno bassi – e il cocktail era perfetto per una
domenica di sano divertimento e impegno a saper gestire i nostri stupendi
legni. Grazie davvero a chi ha dedicato il proprio tempo a far divertire gli
altri – e dunque grazie al comitato di regata composto da Ugo Carlon (il D.S) e
Marina Spinadin, precisa e puntuale nelle registrazioni e nel controllo. In barca
con loro pure Yuko – di cui tutti aspettano le splendide foto.
La regata è finita con un vento in rinforzo, mosso anche da un modesto fronte temporalesco in zona – capace solo di fare ombra al sole e aver regalato qualche decina di minuti di vento più gagliardo. Dunque chi non si era spaventato dalle nuvole (magari contando sulle previsioni aggiornate) si è goduto il rinfresco e le premiazioni al lazzaretto – e per il rinfresco un grazie alla sempre presente Marina, a Marco Pajer e a Davide Pesavento per aver predisposto tutto. Al Lazzaretto abbiamo potuto godere del meraviglioso panorama, della visita guidata e di poter camminare a piedi nudi su una strepitosa erba appena tagliata. Lazzaretto sempre magico – grazie per l’ospitalità.
La regata sarà ricordata per “caccia
alla boa” (copy di Marina Spinadin) – perché ad un certo punto il VHF (che ci
regala sempre un sacco di bei momenti) si è messo a parlare, raccontando di boe
alla deriva… una in mezzo al canale navigabile, l’altra che aveva lasciato il
posto previsto e stava partendo allegramente verso destinazione sconosciuta…
subito si è fantasticato di lancioni Alilaguna che avendo toccato la boa
arancione (nel frattempo finita nel canale) dovevano fare il 360… e altre
storie meravigliose (e tutte credibili, visto quel che capita in laguna…).
Per finire, IL SORPRESONE: il
Presidente dava fondo a tutta la propria abilità informatica e sfornava le
classifiche finali, sia di regata che di campionato, a tempo di record! Nessuno
aveva mai fatto così veloce, pubblicando le classifiche ancor prima delle
premiazioni! E così, velocemente, dopo aver fantasticato sui battelli actv alle
prese con le boe vagabonde, si fantasticava ora di un nuovo programmino in
arrivo, in grado di calcolare la direzione del vento e la forza della mare,
così da avere la misura esatta di cima da calare – e il peso adatto dell’ancora
– per ogni boa… Mai dire mai!
Insomma, domenica si è chiusa a modo
nostro, con il botto coloratissimo e vitale delle nostre regate, una settimana
piena piena di vita AVT. E siamo solo a maggio…
Appuntamento a tutti alla Chioggia –
Venezia, quando sarà obbligatorio avere a bordo il dispositivo di salvataggio
omologato (un salvagente per ogni membro d’equipaggio) in caso di bandiera
rossa: a presto!
Buongiorno a tutti i regatanti, come anticipato nella chat istituzionale, in funzione della mutata situazione riguardo il numero di barche iscritte e le condizioni di traffico acqueo, pubblichiamo la modifica del percorso e le relative istruzioni.
Preghiamo cortesemente tutti gli iscritti di prenderne buona nota.
CAPITANO
(dal lat. med. capitaneus, a sua volta proveniente da caput “testa,
capo”)
„Non
c’è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, che è padrone
della sua esistenza e imperscrutabile come il destino“
Joseph
Conrad
La marineria ha una spiccata
necessità di ordine, di riconoscimento dei segnali e dei ruoli. Ovunque c’è
bisogno di ordine, nella società umana, ma in acqua le leggi che regolano la vita
sulla terra subiscono dinamiche differenti, tali da rendere quel lembo di terra
galleggiante un vascello con un universo di leggi e di ordini tutto suo. In
acqua, lo sa bene chi la vive – i veneziani in primis-, la parola del capitano
è la parola definitiva. Quel che dice il capitano è quel che si esegue, e
basta. La logica dell’acqua è stringente, necessaria, ultimativa. Per certi
versi, semplifica la vita.
Ecco perché il capitano, per noi,
non è una figura burocratica di riferimento, non è il vertice apicale della
catena di responsabilità – ma colui che sa dove sta portando il vascello,
ovvero il destino di tutti noi che su quel vascello siamo saliti.
Riconoscere il grado, riconoscere
il ruolo, in marineria è fondamentale. Ogni mondo ha poi i propri vestiti e codici,
il proprio stile. Ogni uomo di mare ha infine il suo vestito, la propria unica
impronta sull’acqua e fuori dall’acqua.
Giorgio era il nostro capitano. Lo
era in tutto. E il suo vestito ufficiale era il sorriso – e quel sorriso era
divisa, grado e vessillo.
E’ passato un anno da quando è
salpato e se n’è andato. Un anno a ripensare ai momenti assieme, a valutarne le
parole, il senso, il peso. Un anno a risentire quel vocione, quel modo bonario
di impartire direttive. E la certezza nella scelta, la rotta sempre chiara.
Poi, certo, scopri che nessun uomo
è un’isola, che la barca più solida in realtà aveva parti fondamentali
compromesse dalla difficoltà della navigazione, dall’usura. Poi, solo poi.
Perché questo fa la vita, una volta scesi a terra: presenta il conto della
navigazione percorsa. Ma nel mentre, mentre si andava, non avremmo mai detto.
Mai.
E dunque si, quella montagna di
umanità e simpatia chiamata Giorgio aveva i suoi buchi, i suoi legni avariati e
ormai compromessi. Ma per noi tutti, per la vasta comunità di abitanti dei
legni di laguna, mai quelle difficoltà sono state visibili – perché anche
questo fa un comandante: non mostra mai segni di debolezza.
E dunque con tutta la sua fierezza
e forza, con la sua vita strabordante fatta di mirabolanti racconti di mare
intonati a vocione pieno, la sua risata, la sua sagacia nella battuta a
sottolineare o a chiosare… Giorgio, fino all’ultimo miglio, è stato il nostro
Capitano, o mio Capitano! Il congedarsi da noi è stato evidente: sotto la
pioggia, ad acciuffare barche in laguna senza capacità di direzione, ad offrire
cime sicure per il traino e trarre d’impaccio chi non aveva valutato bene tutto
– come invece faceva lui.
Non che, ovviamente, questo suo
sapere da Capitano volesse dire stare al riparo dall’errore; anzi! E questo è
il punto. Giorgio, come marinaio, ne ha fatte di cotte e di crude: azzardi,
errori – leggende che popolano racconti di mare su entrambe le sponde dell’adriatico.
Perché uomo di mare è colui che il mare
lo vive a pieno, senza riguardi – azzardi inclusi.
Dunque no, Giorgio non è stato un
Capitano altero e distante, legno di una genia diversa dai suoi marinai.
Giorgio è stato un tutt’uno con ognuno di noi, con le nostre passioni e con le
nostre debolezze. E dunque si, caro Giorgio, ti abbiamo con noi, ogni momento,
in barca.
Ogni persona che si trovi al timone
di un legno, nel valutare la corrente e il vento, nel valutare l’angolo di
scarroccio e la direzione, deve prendere dei riferimenti, traguardare un segno
visibile nell’orizzonte, e tenere la rotta seguendo quel segno.
Questo sei per noi ora, Giorgio: un
segno all’orizzonte, un riconoscimento visibile, su cui traguardare lo sguardo
per poter fare la nostra rotta.
Buon vento Giorgio, ovunque tu stia
navigando ora.
Cari soci nella serata di venerdì 20 maggio (dalle 18,30 in poi) si terrà in base nautica una serata di approfondimenti. Alle 18,30 il socio Fabio Gherardi ci illustrerà i dettagli tecnici riguardanti la tradizionale regata di Rovigno (in programma il giorno 11 giugno); dalle 19 diversi soci ci parleranno in modo pratico della scuffia – ovvero cosa fare quando qualcuno di noi si imbatte in una barca che ha scuffiato; informazioni pratiche e consigli utili. Vi aspettiamo numerosi!