In memoria di Gino Luppi

FUORI TEMPO MASSIMO di Alberto Sonino

Un mitico allenatore ucraino, nato a Kiev nel 1938 e detentore di 4 medaglie olimpiche nella vela (quattro ori ed un argento) ripeteva incessantemente che ogni regata è come una vita; ne abbiamo alcune alle quali decidere di provare a partecipare, terrene e celesti, e tutte hanno regole e specificità. Una delle regole impone un tempo limite entro il quale completare il percorso. Gino aveva completato il percorso ampiamente in tempo concludendo il suo fecondo ciclo di vita con serenità e soddisfazione. Se le barche avessero le ruote diremmo che Gino ci ha doppiati, cosa che ogni tanto succede nella vita come anche in alcune discipline moderne di vela.

Noi ora siamo fuori tempo massimo in questa regata (DNF – Do Not Finish per i velisti) e non abbiamo fatto in tempo ad onorarlo in vita. Dovremo recuperare con la prossima regata alla quale, almeno fisicamente, non parteciperà Gino, come ci eravamo abituati nell’ultimo biennio della sua malattia durante la quale non si era comunque risparmiato, onorandoci di presenziare alle premiazioni.

Domani l’associazione Settemari consegnerà un riconoscimento, sempre meritato dai premiati, che sarebbe stato perfetto al collo di Gino. Penso che il premio non gli sia stato ancora assegnato probabilmente per la straordinaria coerenza della sua vita, abituandoci alla sua immancabile presenza. Talmente ci siamo assuefatti alla sua generosità, gentilezza e rettitudine che, malgrado l’età avanzata e la grave malattia, risulta oggi difficile metabolizzare la sua assenza pur sentendoci grati del privilegio di averlo conosciuto e frequentato.

Avrei proposto il seguente testo come bozza della pergamena di un Gino Luppi veneziano dell’anno:

Per l’indefessa attività di promozione, dalla fondazione nel 1988 ad oggi, dell’attività e dei valori dell’Associazione Vela al Terzo (AVT), sodalizio che oggi rappresenta, coi suoi soci cittadini insulari e terrafermieri, meglio di qualasiasi altro, la cultura marinaresca veneziana, la resilienza del territorio e dei suoi abitanti (per scelta e per nascita), e la salvaguardia dei valori della città, come confermato dagli innumerevoli utilizzi, anche in contesti internazionali prestigiosi, delle immagini delle inconfondibili vele trapezoidali colorate che si stagliano su suggestivi scorci lagunari.

Uno dei pochi esercenti veneziani che, con la sua attività commerciale di prossimità, la storica ferramenta Trevissoi, ha resistito alle trasformazioni della città insulare mantenendo attiva una funzione vitale per i sestieri di Castello e San Marco.

Un marinaio veneziano, un imprenditore, un cittadino attivo, un mentore, un artista ed un amico di tantissimi che si adopereranno a mantenere in vita il suo stile ed i suoi insegnamenti.

Tra i molti episodi posso ricordare l’accoglienza con la quale, da Presidente AVT, accolse nell’associazione un gruppo di ignoranti velisti, provenienti da altre moderne classi veliche. Un benvenuto caloroso e non scettico di chi è profondamente saggio. Oltre ad intromettersi nel circuito di regate tradizionali con l’incompatibile mentalità delle classi olimpiche, questi particolari velisti avevano anche la velleità di improvvisarsi carpentieri e costruire nuove barche ispirate alla tradizione. Gino ci fece abbassare le orecchie e finimmo per archiviare l’arroganza della vela contemporanea e navigare per la laguna, per vent’anni ( meno di metà degli anni della sua esperienza), come lui ci insegnò. Gino aiutò a concepire le barche costruite alla Certosa tra le quali le Sampierote Tabasco e Vento di Venezia ed il Bateo a Pisso Corsaro, realizzato da studenti nell’ambito del corso per aspiranti maestri d’ascia. Grazie a Gino, il maestro d’ascia Matteo Tamassia ed altri soci, la barca fu disegnata sulle linee tradizionali della sua mitica Iolanda confrontate con quelle di Attilia, il Topo chioggiotto di Giorgio Righetti, l’altro compianto co-fondatore e presidente dell’Associazione vela al terzo.

Giorgio e Gino stanno sicuramente navigando affiancati, ognuno al timone della sua barca, verso un orizzonte un po’ più ampio della nostra laguna.

 

Alberto Sonino