Un termine antico. Un mondo antico. Uno spazio ampio e selvaggio, fuori mano, da incantatori di serpenti marini, da leggende di isole piene di teschi, di pipe da marinai e di monete d’oro affiorate sotto il limo, andando a caparossoi.
Saline.
Crevan, canale Gaggian, canale San Felice. L’isola La Salina, l’isola Santa Cristina, l’isola La Cura… e lo scrigno, Lio Piccolo, giusto oltre l’argine.
Nomi che sono evocazioni. Posti che ti si parano davanti come sospesi, incerti se darsi o meno alla conoscenza.
Alle saline mai nulla si tiene davvero, evaporato come i propositi in un giorno di luglio, partito pieno di sole, corrente e vento teso, girato poi a tempesta senza che qualcosa di definitivo la annunciasse – solo scolorito via via, come un miraggio di acque profonde, ma in realtà basse, bassissime ed estese fin dove l’occhio vede. E quando la tempesta arriva, alle saline, è buriana. Poi passa – e torna un cielo perfetto, una laguna bellissima. Un incantamento. Una magia.
In effetti è proprio così: andiamo in un territorio lontano, meno frequentato, pieno di incertezze – quasi fossero presagi, segni non del tutto decifrabili. Non risaliamo il fiume di Cuore di tenebra, no. Ma quasi. E’ un luogo dell’anima, un confine dei sentimenti – dove la laguna comincia a mischiarsi con un suo bordo, dove gli elementi comandano in modo capriccioso, quasi fossero animati da personalità indipendenti e in gara tra loro. La vegetazione ai lati, che accompagna e indica il vento – ma allo stesso tempo lo nasconde, lo mitiga, salvo poi farlo arrivare di colpo tutto in un volta… La regina assoluta, la corrente, sempre fortissima nel canale in cui si svolge la regata; il vento, statisticamente teso, spesso a cavallo di quell’invisibile cancello della sicurezza che sono i dieci nodi; e la tempesta, a volte in agguato, ma non sempre visibile, come dormisse in qualche ghebo nascosto che la flotta armata dai venti va a disturbare, provocandone l’ira.
Sono magiche le saline. Sono un universo di storie. Perché è successo di tutto, negli anni, alle saline. C’è chi ha scuffiato e ha tagliato il traguardo aggrappato al relitto, portato dalla corrente (e sono stati preziosi punti per il campionato!); c’è chi ha visto mitologiche tartarughe marine (il canale per Burano era famoso per le tartarughe marine che lo percorrevano); c’è chi ha visto la tempesta più nera mai sperimentata sul proprio guscio di legno; c’è chi…
E poi ci sono splendide e splendide giornate di sole e vento, di complicati calcoli per vedere se si riesce a stringere meglio il vento – non tanto, ma giusto quel pò che serve per arrivare alla boa senza dover nuovamente virare…
Sono difficili, le saline. È bellissimo, alle saline. Si vira mille volte, alle saline. Grandi recuperi per chi va forte di bolina, alle saline. Ma non prima di averle prese, da chi va forte di poppa e alle portanti, alle saline…
Alle saline conta il manico. No, lo scafo. No, la vela. Alle saline conta l’equipaggio, l’umore, la convinzione.
In fondo conta capire davvero come sta la tua barca, e come stai tu, e come la vedi quella vela enorme, e quel vento, guarda quegli alberi in fondo, sulla destra… riusciamo a passare la gengiva senza dover abbattere? Attento, stanno arrivando gli altri in direzione opposta alla nostra, dobbiamo fare un sacco di incroci… vira, o finisci in secca…
Ecco, cos’è le saline: un condensato del nostro campionato. Saper portare queste barche complesse e straordinarie. Saper leggere l’ambiente – ad ogni metro unico, sorprendente, sempre sconosciuto. Saper valutare tutte le componenti di una giornata straordinariamente bella, attraversata da altre quaranta barche che solcano l’acqua nello stesso tuo modo, con lo scaroccio, la corrente e la raffica da gestire.
Capacità, determinazione, rispetto – e tanta tanta bellezza in cui essere immersi.
Questo è “Le Saline”.
Domenica 10 luglio, a cavallo del pranzo, circa quaranta barche si sfideranno nel risalire il canale san felice, per poi ridiscenderlo – novelli esploratori delle sorgenti del mito.
“Le storie dei marinai sono di una semplicità assoluta, e il loro significato può stare tutto intero nel guscio di una noce.”
(Joseph Conrad – Cuore di tenebra)